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By: Daniela Damonte On: 11 Marzo 2019 In: consigli Comments: 0

Realizzare un buon reportage è una sfida che affronta ogni fotografo. Purtroppo non esiste una ricetta vincente o un set di regole, applicate le quali si è sicuri di poter ottenere ottimi risultati. Un buon reportage fotografico è fatto di tanti piccoli ingredienti che vanno dosati sapientemente per ottenere una storia interessante, avvincente, visivamente accattivante e che riesca a raccontare un fatto coinvolgendo chi guarda.

Per poter sviluppare una propria sensibilità artistica è quindi importante: esercitarsi, sperimentare e guardare il lavoro degli altri, non per copiare, ma per comprendere, valutare e prendere ispirazione rielaborando seconda la propria visione del mondo.

Una fonte quasi inesauribile di lavori fotografici e reportage fotogiornalistici è l’archivio del World Press Photo, uno dei più prestigiosi concorsi di fotogiornalismo del mondo, che ogni anno premia circa 45 lavori, tra storie e fotografie singole, in diverse categorie.
La giuria del concorso è formata solamente da professionisti del settore: photo editor delle più importanti riviste internazionali, fotografi, curatori, ecc. Comprendere in che modo scelgono le fotografie vincitrici può fornire utili spunti per realizzare un reportage interessante.

Vi proponiamo, quindi, questa intervista realizzata dal magazine PDNPatrick Baz, fotografo e Photo Editor dell’agenzia AFP, che è stato tre volte giurato al World Press Photo. Spiega in maniera semplice quello che serve per vincere questo prestigioso concorso di fotogiornalismo internazionale.

PILLOLE: I CONSIGLI DI PATRICK BAZ

  • Sii te stesso. Mostra ciò solo il tuo occhio vede
  • Affida l’editing ad un professionista
  • Non manipolare le foto
  • Non copiare quello che fanno gli altri
  • Sperimenta
REPORTAGE FOTOGIORNALISTICO
logo world press photo

Il World Press Photo Foundation, fondato nel 1955, è un’istituzione internazionale indipendente senza scopo di lucro, con base in Olanda, totalmente dedicata alla promozione del fotogiornalismo.

Obiettivo principale della fondazione è l’organizzazione del rinomato concorso di fotogiornalismo e della relativa mostra itinerante che ne deriva. Entrambi strumenti di visibilità per i più bravi fotogiornalisti del mondo e per le loro storie fotografiche di attualità.

Lo spirito di World Press Photo è di presentare documenti storici che permettono di rivivere gli eventi cruciali del nostro tempo e di riflettere sul loro significato e la loro portata. Il suo carattere profondamente internazionale è la dimostrazione del potere che le immagini hanno di trascendere differenze culturali e linguistiche, per comunicare a tutti.

Ogni anno la premiazione viene preceduta da due giorni di proiezioni e seminari sulla fotografia con l’intervento di diversi esperti di settore. Un’occasione, questa, che permette a fotografi, photo editor e giornalisti provenienti da tutto il mondo di incontrarsi per discutere il futuro del fotogiornalismo.

Il World Press Photo Foundation è attivo anche in molti paesi emergenti e del terzo mondo per promuovere la fotografia come mezzo di comunicazione. Attraverso diversi seminari organizzati in vari paesi, il World Press Photo tratta argomenti quali l’etica nel fotogiornalismo, il copyright nella commercializzazione della fotografia, l’importanza dell’editing nella costruzione di una storia e tanti altri temi legati al mondo del fotogiornalismo.

Dal 1994, inoltre, World Press Photo propone la JOOP SWART Masterclass, un corso gratuito di perfezionamento, aperto a giovani fotografi selezionati da una giuria di esperti del settore. Il corso è tenuto in autunno a Rotterdam da insegnanti qualificati in diverse discipline del fotogiornalismo.

Intervista a Patric Baz

PDN: Cosa cercano i giurati del World Press?
PATRICK BAZ: Una buona storia. Io dico sempre ai miei studenti, e alle persone con cui lavoro: “Mostrami ciò che il mio occhio non vede”. Se mi si mostra ciò che il mio occhio vede, non riuscirai a smuovermi, non riuscirai ad infastidirmi, non riuscirai a colpirmi, non riuscirai a sorprendermi. Ricordati che i giurati, tutti professionisti del settore, hanno già visto tutto. Quindi devi mostrare qualcosa di nuovo.

PDN: Cosa dici ai fotografi per spronarli a mostrare qualcosa di nuovo?
PB: Sii te stesso. Sii diverso.

PDN: Sembra più facile a dirsi che a farsi!
PB: Beh, non si vince un premio con roba facile, no?

PDN: Che consigli dai ai fotografi su come preparare i loro lavori?
PB: Farsi fare l’editing da qualcun altro. L’errore che i fotografi fanno sempre è l’editing. Non è necessario inviare 12 immagini per ogni storia solo perchè è possibile inviarne 12 al World Press Photo [il numero è stato attualmente ridotto ad 8. ndr]. Alcune storie muoiono alla sesta, settima o ottava immagine.

PDN: Quindi il punto è, se si può raccontare la storia in otto immagini, fermarsi alle otto.
PB: Esattamente.

PDN: Ci sono storie che non funzionano? Cosa non va fatto?
PB: Sì. E’ importante non copiare ciò che è stato fatto l’anno prima. E non cercare di ingannare i giurati.

PDN: Cosa intendi con ingannare i giurati?
PB: Con Photoshop, o cercando di cambiare le date di quando una foto è stata scattata. Facendo così stai barando con te stesso. E stai tradendo i tuoi colleghi.

PDN: E’ permessa però una certa quantità di regolazione dei toni e della foto in post-produzione?
PB: Sì, a patto che non si aggiunga o si rimuova un elemento nell’immagine, e finché la luce non viene del tutto distorta. [Vedi le regole ufficiali sul sito World Press in merito alla post-produzione. Ndr]

PDN: Ci sono dei luoghi comuni che si ripetono?
PB: Più che luoghi comuni direi che c’è mancanza di immaginazione. Ci sono sempre persone che cercano di copiare i lavori vincitori dell’edizione precedente. E poi ci sono quelli che osano.

PDN: Che cosa si intende per “osare”?
PB: Le persone che inviano il lavoro pensando: “Lo mando e vedo cosa succede”.
Se si tratta di un buon lavoro, può andare in finale. Tutto dipende dalla giuria. I giurati provengono da paesi diversi, con culture diverse e con approcci diversi alle immagini.
Non c’è mai stato un vincitore del World Press Photo che non sia stato criticato dai professionisti.
Ricordiamoci che quando si scatta una foto, lo si fa per il pubblico, non per noi, non per un altro fotoreporter.

PDN: Quali altri consigli hai per chi vuole partecipare al concorso World Press Photo?
PB: Il fatto che un’immagine sia stata pubblicata sulla prima pagina del New York Times o del Washington Post, non la rende automaticamente vincitrice del World Press. Questo è una cosa di cui molti fotografi non si rendono conto. Se il Times ha pubblicato la tua fotografia è perchè raccontava la notizia del giorno. Il giorno dopo, non ha già più alcun valore!

PDN: C’è altro
PB: Provate, non abbiate paura di perdere.